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La storia dell’Air Max ’97 inizia ben prima dell’arrivo della scarpa sugli scaffali. Nike è alla ricerca di un progetto grande, importante, la degna chiusura di un ciclo iniziato dieci anni prima con il lancio della prima Air Max scandito da release fondamentali per l’evoluzione tecnologica delle calzature sportive. Il successo da replicare è ancora quello delle Air Max ’95, il capolavoro di Sergio Lozano capace di mettere in ombra anche i due capitoli successivi della saga Air Max rilasciati nel 1996, nonostante la presenza di Michael Johnson tra gli endorser e l’enorme palcoscenico allestito per le Olimpiadi di Atlanta. Il 1997 è un anno di svolta per Nike: un nuovo impulso di ricerca e innovazione sta attraversando tutti i dipartimenti dello Swoosh, debuttano modelli come l’Air Foamposite e si gettano le basi per un progetto imponente come l’Alpha Project, che avrebbe segnato per sempre la tecnologia e l’estetica nel mondo dell’athletic footwear.

 

A firmare il progetto di quella che oggi conosciamo come l’Air Max ’97 fu Christian Tresser, un giovane designer di grande esperienza che Nike aveva strappato a Reebok per affidargli alcuni importanti progetti nel dipartimento calcio, disegnando l’Air GX e la prima versione della Nike Mercurial, che sarebbe stata per sempre immortalata l’anno successivo al collo di Ronaldo (quello vero, il Fenomeno) al termine della finale di Coppa del Mondo del 1998. In quei mesi concitati Tresser realizzò anche il progetto della Nike Air Zoom Spiridon, modello rilasciato a cavallo tra 1996 e 1997 caratterizzato da una rivoluzionaria tomaia realizzata totalmente con mesh in varie trame in cui a definire le linee e le forme della scarpa erano dei rinforzi in materiale riflettente, tutti elementi che sarebbero tornati utili a Tresser pochi mesi dopo, durante lo sviluppo della nuova Air Max. Il giovane designer entrò “in corsa” nel progetto dell’“annuale” Air Max, terzo designer a cui Nike affidò il progetto nel giro di pochi mesi. La complessa estetica dell’Air Max ’97 può essere divisa in due parti: suola e tomaia, entrambe rivoluzionarie a loro modo.

La particolare sole unit è uno dei punti maggiormente identificativi dell’Air Max ’97 ed è il risultato di un processo di sviluppo e ricerca durato diversi anni. Se la ‘95 è la prima Air Max* in cui entrambe le Air Unit poste sotto tallone e avampiede sono visibili, la ’97 è la prima scarpa Nike in assoluto in cui l’unità d’aria non è soltanto visibile quasi a 360°, ma è anche un elemento portante della suola, sostituendo quasi completamente la schiuma. Questa particolare soluzione sarà ribattezzata Air Max TL o “Total Air”, uno step fondamentale nella missione di Nike di far “correre sull’aria” gli atleti, obiettivo idealmente raggiunto quasi vent’anni dopo con la release della Vapormax nel 2016. Da questo elemento deriva “Air Total Max”, il nome con cui la ’97 fu lanciata sul mercato giapponese, a cui era tipicamente riservata una classificazione differente dei modelli.

Tresser ha raccontato come il percorso di sviluppo che ha portato alla nascita della tomaia dell’Air Max ’97 sia iniziato in uno dei laboratori di Nike, selezionando campioni di materiali che, dal suo punto di vista, potessero dare un’idea futuristica: pelle sintetica metallizzata, mesh, taping riflettente e una colorway insolitamente monocromatica, aspetto inedito per la linea Air Max. Ad ispirare il morbido disegno delle linee dell’upper e l’uso dei cerchi concentrici fu, come spesso è accaduto a Beaverton in quel periodo, la natura: proprio il designer ha confermato nel libro “Le Silver” del 2017 che l’idea arrivò osservando l’immagine dei cerchi generati dalla caduta di una goccia in uno specchio d’acqua, dettaglio evidente se si osserva un’AM97 dall’alto. Nella stessa intervista Tresser colse l’occasione per sfatare uno dei miti che circondano la sua creazione: la forma e l’iconico colore dell’Air Max ’97 non derivano infatti dal celebre Shinkansen, l’iper-tecnologico treno proiettile delle Ferrovie Nazionali Giapponesi, ma dalle livree di fine anni ’90 delle Mountain Bike, di cui il designer era grande appassionato. In quel periodo le aziende avevano iniziato a sperimentare l’utilizzo di alluminio e titanio per assemblare i telai scegliendo finiture cromate per evidenziare i nuovi materiali, al posto dei colori al neon a cui spesso erano associate le biciclette off-road. La ’97 è anche la prima scarpa Nike ad adottare un sistema di lacing in cui gli occhielli sono completamente nascosti dalla tomaia, una soluzione che lo Swoosh avrebbe da quel momento utilizzato molte volte negli anni a venire come, per esempio, sull’ Air Jordan XIII.

 

Il momento della release per la nuova Air Max arrivò nella seconda metà del 1997 e l’impatto con il mercato fu quanto meno brusco. Il primo elemento ad attirare l’attenzione di molti fu il retail price di $150 dollari, dieci in più rispetto alle edizioni precedenti del 1995 e 1996. Non un aumento esorbitante, ma si tratta pur sempre di circa $280 al cambio attuale. A questo va aggiunto che Nike scelse inizialmente testimonial importanti per il nuovo modello come Michael Johnson e Carl Lewis, ma la crescente importanza di altre linee in ambito running come Skylon e Triax spostò presto il focus di Nike, facendo sì che l’Air Max ’97 sarebbe rimasta sugli scaffali dei negozi per poco più di sei mesi dopo l’uscita originale. Anche in Europa, almeno all’inizio non fu possibile gridare al successo. Il prezzo ingombrante e le vendite un po’ a rilento non aiutavano ma non si può negare che la scarpa avesse attirato molti sguardi interessati, se non altro per il suo look insolito. La prima nazione ad “adottare” l’Air Max ’97 fu il Regno Unito, in cui il modello sarà per sempre associato alla Sporty Spice Melanie “Mel C” Chisholm, che indossa la ’97 “Silver Bullet” sul palco degli MTV Video Music Awards del 1997 in cui le Spice Girls furono premiate per il video di Wannabe, pubblicato l’anno precedente.

È a questo punto che inzia la leggenda delle “Silver”. In maniera un po’ rocambolesca la versione originale dell’Air Max ’97, la “Silver Bullet”, diventa una delle scarpe più desiderate e celebri in Italia. A questa sorta di viralità ante litteram contribuiscono diversi fattori, tra cui le scelte azzeccate di alcuni negozianti che credono nel nuovo modello nonostante le fatiche iniziali e l’approdo del modello nel mondo dell’alta moda finendo nella primavera del 1998 sulle passerelle di Giorgio Armani prima e Dolce & Gabbana poi. Contemporaneamente la scarpa divenne una sorta di simbolo nelle sottoculture finendo ai piedi di rapper, writer, clubber di ogni genere e, complice il prezzo proibitivo, una sorta di status symbol di strada nelle piazze italiane. La combinazione di questi due elementi e l’enorme esposizione ricevuta dal modello diedero inizio a una reazione a catena che portò tutti a indossare la scarpa: i Foot Locker delle grandi città erano puntualmente presi d’assalto, le “Silver” sembravano ormai introvabili e averle era indispensabile: calciatori, modelle, deejay e soubrette da un lato, ragazzi delle periferie e discotecari di tutta Italia dall’altro.

Nel frattempo, almeno formalmente, la scarpa aveva cambiato nome: nel 1997 le scatole riportavano la sola dicitura “Air Max” e come detto la presenza sugli scaffali durò soltanto pochi mesi. Già nel 1998 il nome ufficiale diventò “Air Max SC”, in cui le due lettere stanno per Sport Classic. È proprio con questo nome che nel 1999 fece il suo debutto l’Air Max ’97 “Gold”, un classico secondo soltanto alla “Silver”. Riconosciuto il rapporto unico tra il Bel Paese e la ’97 Nike continuò a inviare nuovi stock di “Silver” ai principali negozi italiani fino al 2002, consolidando per sempre il ruolo della scarpa come classico nazional-popolare.

Tornando per un attimo al lignaggio ufficiale dei modelli Nike la ’97 fu rapidamente rimpiazzata dall’Air Max ’98, nuovo modello in cui la tomaia argentata è sostituita da un paneling ben più complesso, ma la sole-unit resta sostanzialmente invariata a testimonianza del valore del design lanciato l’anno prima. Nonostante l’introduzione di nuove suole, nuove tecnologie e nuovi deisgn, in particolare l’utilizzo delle unità Zoom come dimostrato dalla Air Tuned Max del 1999, la bolla Total Air presentata con la ’97 resterà ancora per qualche anno uno standard quando si parla di unità Air Max tradizionali, finendo anche per essere applicata all’Air Max Deluxe che inaugura il nuovo millennio.

Nel corso degli anni Nike ha celebrato l’Air Max ’97 e il suo posto nella genealogia delle Air Max con diversi progetti tra cui il celebre “History of Air” del 2005. A partire dal 2007, in occasione del decimo anniversario della release originale, Nike ha voluto ricordare diverse volte il legame tra il modello e l’Italia con uscite dedicate e colorway speciali, oltre ad aver scelto Milano come città chiave in occasione dei festeggiamenti per i vent’anni della “Silver”, con importanti eventi sia nel 2016 che nel 2017.